Il viaggio di Marco Cavallo al Torino Film Festival

Diritti e Rovesci è la nuova sezione del 32° Torino Film Festival con in programma cinque film italiani che, secondo il guest director Paolo Virzì, ‘sarebbe riduttivo definire documentari’.  Accanto ad Antonietta De Lillo (Let’s go), Susanna Nicchiarelli (Per tutta la vita), Wilma Labate (Qualcosa di noi) e Triangle di Costanza Quatriglio, c’è anche la triestina Erika Rossi con Il viaggio di Marco Cavallo diretto a quattro mani con Giuseppe Tedeschi.

Autrice e regista di numerosi documentari a carattere sociale – Porrajmos, a forza di essere vento (2004), Questioni di Pelle (2005) e Navighiamo a vista (2007)-, nel 2012 Erika Rossi dirige e produce Trieste racconta Basaglia, documentario sulla storia della rivoluzione basagliana, vincitore del Trieste Film Festival e selezionato in diversi festival internazionali quali Roma, Napoli, Glasgow, Split e Buenos Aires.

Ne Il viaggio di Marco Cavallo segue il percorso del viaggio attraverso l’osservazione diretta del reale: l’esperienza umana che si consuma attorno all’animale di cartapesta è il cuore del racconto. E’ Marco Cavallo a condurci: l’enorme scultura attraversa i cancelli dell’esclusione e con i suoi occhi lo spettatore potrà entrare nelle atmosfere di questi luoghi, dove lo spazio e il tempo si fermano, e la precarietà e l’insensatezza divengono vita reale. I suoni del carcere diventano elemento drammaturgico, colonna sonora della vita all’interno dei manicomi. Il cavallo è un messaggio di speranza: la sua imponente figura colora questi spazi di coraggio e nel film diviene metafora dell’incontro, ma anche delle contraddizioni tra il dentro e il fuori. All’esterno il cavallo è sempre in movimento, percorre chilometri in autostrada, vede piazze, vicoli, strade piene di gente curiosa. Dentro è fermo, solenne, in ascolto e in attesa di un segnale di cambiamento. Il montaggio, anche se cronologico, segue un andamento onirico, a volte irreale, dove lo spettatore è continuamente invitato a pensare, ricordare, capire.

La fotografia, invece, porta la firma di Daniel Mazza che documenta, tra i più recenti, Piccola Patria (2013) di Alessandro Rossetto, presentato alla 70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e all’International Film Festival Rotterdam 2014. Al montaggio il torinese, ma ormai triestino d’adozione, Beppe Leonetti, che ha firmato anche alcune opere di Nanni Moretti (Il diario del Caimano, Diario di uno spettatore, L’ultimo campionato, Palombella rossa: intorno al film).

Il film narra la forza indomita di chi non si vuole arrendere davanti all’ingiustizia, con la potenza di un simbolo nato proprio a Trieste quarant’anni fa, Marco Cavallo che continua a mettere a confronto un’anacronistica psichiatria e una vecchia giurisprudenza con l’esigenza di sguardi nuovi e di nuove norme, persone senza voce con persone che non sanno più ascoltare, vecchi e giovani psichiatri, salute e malattia, dentro e fuori. In mezzo a queste dualità ci sono gli internati degli OPG, ormai sotto il migliaio in Italia, relegati dietro quei grandi cancelli, dove sono puniti e curati con la più aberrante delle condanne, ovvero privati della libertà come tutti i comuni carcerati, ma diversamente da loro privati anche della speranza di un futuro.

A tenere le redini del cavallo Peppe dell’Acqua, Direttore della Collana 180 e membro del Comitato nazionale stopOPG che ha promosso il viaggio: “L’obiettivo del film è di far conoscere questa Storia e i risultati concreti raggiunti con il viaggio al maggior numero di persone possibili, cercando di contrastare la disinformazione e i luoghi comuni su una questione tra le più difficili da veicolare. Inoltre, il film continua la campagna avviata lo scorso novembre, soprattutto per vigilare e denunciare le inadempienze che già numerose rischiano di tradire il portato della recente legge approvata a maggio di quest’anno”.

Il lungometraggio su Marco Cavallo conferma l’interesse, negli ultimi anni, del cinema e della televisione, nei confronti della vicenda di Franco Basaglia e dell’abolizione dei manicomi nel nostro Paese. Una Storia che ha attraversato il mondo e che pone Trieste, come punto di riferimento in queste questioni.