Warrior Soul, Damned Pilots, Tytus & More @Prosecco, 9.4.2016

di Matteo Trevisini
Le previsioni meteo per sabato 9 aprile sulla provincia di Trieste davano tempo in verità poco primaverile: cielo nuvoloso e piovaschi con aumento della brezza in un discreto borino (per i lettori non indigeni termine diminutivo derivante il vento di bora, tipico della zona, di provenienza nord/nord-orientale, che soffia con particolare intensità specialmente verso l’Alto Adriatico).
Ma gli ignari abitanti erano del tutto all’oscuro che dal pomeriggio tardo si sarebbe scatenato un uragano nella zona di Prosecco, ameno paesino sul ciglione carsico a pochi chilometri da Trieste.12998224_610170069146848_3258517238820847998_oIl passaggio dei Warrior Soul di Kory Clarke ha inondato il Teatro ‘Casa delle Culture’ di Prosecco con una scarica di energia e di decibel pari ad un ciclone tropicale di vasta portata. L’associazione Rock Out X Project in sinergia con Radioactive Booking e Planet K Records hanno organizzato intorno alla data triestina della band americana un vero e proprio festival, arricchito fin dalle sei del pomeriggio da ben cinque band triestine tra le migliori rappresentanti di una scena che da decenni vede Trieste punta di diamante del panorama underground metal/hard rock a livello nazionale.
L’organizzazione perfetta ha reso possibile ricreare un vero festival ‘in miniatura’ da leccarsi i baffi (…e non solo quelli, viste le grigliate che i rockers presenti potevano gustarsi nella comodissima area esterna al teatro!). Fin dalle sei di pomeriggio per il paese si aggiravano capelloni muniti di chiodo e giacche jeans che stonavano un poco in mezzo a vecchietti del luogo, ciclisti con tutine multicolore, gente intenta a fare la corsa giornaliera nei boschi limitrofi e famigliole intente a tornare a casa dopo la spesa nei negozi della via principale.

Ad aprire le danze ci pensano i Concrete Jellÿ, band formata a Trieste nel 2013. Freschi di debutto discografico l’anno scorso con il concept album “3”, mescolano in modo molto valido generi diversi tra loro come prog, funk, stoner e blues. Ottima partenza mentre l’area comincia a riempirsi di gente e le spine di birra cominciano a lavorare a pieno regime…

TSO @Prosecco Festival, ph. by Sarah Gherbitz
TSO @Prosecco Festival, ph. by Sarah Gherbitz

Altra band al debutto discografico sono i TSO anche se il trio che li forma vanta già svariate esperienze: Andrea Abbrescia (Lume, Elbow Strike, Love in Elevator) alla chitarra e voce, Paolo Tonchella al basso e Tobia Milani (Doppia Personalità) alla batteria.
L’album ‘In-sanity’ è uscito per la Irma Records, storica etichetta bolognese, da poco ma hanno già ricevuto ottime recensioni ovunque…e non si stenta a crederci, visto l’impatto live che hanno quest’oggi a partire dall’opener ‘The big what’. Le influenze sono molteplici, anche se il mood della loro musica va ricercato nelle foschie della Seattle anni Novanta, per poi espandersi verso lidi alternative fino ad arrivare ad echi tipicamente hard rock di marca seventies. Il loro set è intenso come dimostrano brani come ‘Saurez’, ‘Slow’ e l’inedita ‘Funeral’: Andrea Abbrescia non canta i brani dei TSO, ma li fa vivere interpretandoli con trasporto e sofferenza, disegnando con la sua chitarra trame che, alle volte, rasentano il chaos sonico mentre in altri frangenti regala momenti morbidi di puro pathos pinkfloydiano. ‘White flag’, ‘Rain’ ed il gran finale con ‘Sol Niger’ portano sinceri applausi al trio che elargisce uno dei picchi emozionali dell’intera serata. Se Layne Staley fosse ancora tra noi, applaudirebbe anche lui rannicchiato nell’angolo più buio della sala.

Black Pope @Prosecco Festival, ph. by Sarah Gherbitz
Black Pope @Prosecco Festival, ph. by Sarah Gherbitz

C’è tempo per un veloce cambio palco ed ecco i Black Pope del madman Nevio, che insieme a Mizio (chitarra), Matteo (basso) e Tiger alla batteria s’impossessano con la loro violenta ironia dell’audience ormai già numerosa… Attivi dal 2009, stasera dimostrano tutta la loro maturazione calcando le assi del palcoscenico con decisione e bravura, intrattenendo l’audience con il loro miscuglio di southern heavy pesante ma allo stesso tempo ricco di melodia. Il Papa Nero è un vero intrattenitore e lo dimostrano canzoni come ‘My girl’s hot’, ‘Music is a bitch’ o ‘The Landlord’. Il set scorre via in modo impeccabile, da ‘We are not a tribute band’ a ‘Black Pipe’, da ‘The song you can’t play’ a ‘Starship troopers is my bible’, con Nevio che regge ottimamente le briglie della band…più passano gli anni più i Black Pope migliorano!…southern? sludge? metal? stoner? thrash? che importa? Il pubblico è dalla loro parte!

Damned Pilots @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini
Damned Pilots @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini

Ghiaccio secco e loschi figuri che si aggirano sul palco: arriva il turno dei Damned Pilots di Sg. Ote, Willer Hz, Enrico Apostoli e Don Nutz, in rampa di lancio con il nuovo disco ‘Overgalaxy’ in uscita a maggio prodotto da Ron Goudie (Gwar, Poison, Social Distortion, Death Angel, T.S.O.L.), registrato ai Track Terminal Studios di Trieste e mixato e masterizzato dalla leggenda del metal Bill Metoyer (Slayer, Trouble, D.R.I., Corrosion of Conformity). La canzone ‘Damned Pilots’ è il biglietto da visita della band al pubblico odierno…carichi come molle e pronti a partire per un tour negli Usa di spalla ai Mentors la band ha tutte le carte in regola…presenza scenica grazie ad un look da soldati glam post atomici, canzoni e le dinamiche giuste per non sfigurare davanti a nessun pubblico, nemmeno a quello più scafato. La scaletta prosegue rombante con ‘Desert Europa’ e ‘Hell is cold’ per poi concludersi con ‘Evil’…stoner metal, hard rock lisergico e spaziale perso tra i deserti californiani e quelli marziani…il colpo d’occhio del teatro ripieno di umanità è proprio un bel vedere…le ragazze dietro al bancone del bar fanno gli straordinari!!!

Tytus @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini
Tytus @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini

Non hanno bisogno di presentazioni i Tytus, ultima band autoctona a salire on stage prima dell’arrivo di Kory Clarke e compagni, sono nati nel 2014, come una fenice, dal cadavere illustre dei Gonzales. Dopo dieci anni di rock’n’roll ai massimi livelli con la band precedente, decidono di appesantire il loro sound e dedicarsi ‘anema e core’ al metal old school quello vero, con forti legami di sangre con la NWOBHM e l’hard rock inglese della seconda metà degli anni settanta. Dopo il 7” ep ‘White lines’ e un tour che ha toccato Italia, Francia e Spagna e reclutato Bardy alla batteria, Mark Simon Hell, Ilija Riffmeister e Markey Moon hanno appena finito di registrare il loro primo full lenght e sono pronti a tornare più incazzati che mai.
‘The New Frontier’ fa tremare i muri del teatro (…ormai già ufficialmente sold out!) mentre ‘White Lines’ ribadisce la solidità e la dinamica della band, tra cavalcate anglosassoni di ottima qualità come ‘Haunted’ oppure ‘325AD’. Ilija, a gambe larghe e Gibson sulle ginocchia, fa un lavoro egregio al microfono mentre i suoi compagni sgangherano gli ampli…echi di Ufo, Thin Lizzy e primi Maiden mescolati in un impasto sonoro vintage ma dal piglio moderno e frizzante. Degna conclusione del loro infuocato set è ‘New Dawn’s Eve’…dal pubblico gran richiesta per almeno un bis, ma i tempi sono stretti…the show must go on

Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini
Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini

Siamo allo zenith dell’uragano…il teatro è stracolmo e carico di energia pronta ad esplodere all’arrivo sul palco dei Warrior Soul di Kory Clarke, la ciliegina sulla torta di una serata memorabile. Il biondo leader della band americana, fin dalle prime note di ‘Shock em down’, dimostra un carisma ed una carica di energia stipata a fatica in un corpo esile ma agile e nervoso. Giacca di pelle modello rocker marziano, pantaloni leopardati a zampa e sorriso da ceffo che la sa lunga (…e viste le storie che girano sul suo conto direi che sì…la sa proprio lunga!).

Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini
Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini

Circondato da una band che deve sudare sette camicie (…anch’esse leopardate!!!) per stare al suo stesso livello di adrenalina ma che non si fa pregare quando c’è da tirar fuori la pacca…il chitarrista inglese Stevie Pearce, il batterista irlandese Michael Branagh ed il bassista scozzese Christian Kimmett (…ok Uk !!!!) dimostrano di saper stare al passo del maratoneta Kory.

Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini
Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini

Uno degli inni più famosi è piazzato subito a sorpresa ed il pubblico si scatena sulla cavalcata di ‘Punk and Belligerent’, iconico emblema da quella gemma di disco che è ‘Salutations from the Ghetto Nation’.
Arriva la doppietta al fulmicotone tratta dal disco ‘Drugs, God and the New Republic’, ovvero ‘Jump for joy’ e l’epocale ‘Wasteland’. Fa caldo, e si suda…tanto!

Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini
Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini

Kory non sta un attimo fermo saltando, incitando e ammiccando al pubblico che lo acclama, lo coccola, lo filma e lo fotografa…e lui con il sorriso è sempre pronto per regalare una posa da vera rockstar.
La lisergica ‘The drug’ fa cantare tutti quanti con il suo ritornello ruffiano …‘When love is a drug, love drug…While your love is a drug, love drug !!!’…altra song tratta dall’album Space Age Playboys è Rotten Soul

Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini
Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Matteo Trevisini

C’è tempo ancora per ‘The Losers’ da ‘Last Decade Dead Century’ e l’unica canzone tratta dal suo disco solista ‘Payback’s A Bitch’ è proprio la title track che fa da gran finale prima dei bis acclamati da cori da stadio…un concerto dei Warrior Soul non poteva non avere nella sua setlist ‘Downtown’ e ‘Love destruction’.

Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Sarah Gherbitz
Warrior Soul @Prosecco Festival, ph. by Sarah Gherbitz

Ultima data del tour, un Kory su di giri per l’accoglienza ricevuta ed il classico ‘we want more…we want more…’ fanno tornare la band on stage per l’ultima cattivissima ‘Fuck the Pigs’ tratta dall’ultimo album ‘Destroy The War Machine’…bingo!
Alla fine, tutti all’interno della sala sono con il sorriso stampato sulla faccia inebetiti da cotanta overdose di energia piombatagli addosso con la pesantezza di un tir in corsa…
Il rock non è morto finché ci saranno personaggi come Kory Clarke…questa è una sicurezza ancor più solida dopo lo spettacolo visto stasera.