Intervista ai Beat on Rotten Woods: quando il beatbox incontra il rock

di Matteo Trevisini

I Beat on Rotten Woods sono una band, anzi molto di più, sono un duo che ormai in sede live ha fatto già parecchia esperienza in giro (…aprendo anche per Bob Log III al Teatro Miela di Trieste). Sono nati da un’idea, alquanto originale, dalla fervida mente di Mace, singer di razza nonché abile prestigiatore ritmico con la beatbox e di Rob, colui che si occupa delle chitarre e delle backing vocals. Alla base del progetto è personalizzare al massimo un filone musicale che è sempre stato proposto da band più numerose e con i classici strumenti rock… Loro, invece, in un genere saturo di band che a livello underground scalpitano per un posto al sole, si presentano con i grassi suoni di chitarra di Rob mentre Mace, oltre che a cantare, si occupa del beatboxing. Il beatbox consiste nel riprodurre tutti i suoni di una batteria, o comunque di altri strumenti ritmici, attraverso l’utilizzo della bocca e della voce grazie all’uso di una loopstation.

Beat On Rotten Woods, ph. (C) Paola Erre
Beat On Rotten Woods, ph. (C) Paola Erre

Sul loro profilo Facebook si propongono in modo altrettanto originale: ‘Disporre sopra ad un letto di beatbox, tre tonnellate di riff croccanti ed alcune gocce di cori viscerali. Aggiungere barba e baffi a piacere’. Da pochi mesi è uscito il loro primo Ep ‘Stay Rotten’ contenente cinque canzoni cinque in appena 22 minuti spaccati di musica che va a scavare alle radice dello stoner, dell’americana, dell’hard rock anni ’70, del blues acustico… suoni antichi ma moderni allo stesso tempo.

‘The shining people hide the devil’, inizia così il breve viaggio dei Beat on Rotten Woods… Sembrano i discepoli più scuri e psichedelici del reverendo Manson nell’iniziale ‘Shining People’, un contorcimento a spirale giù negli spazi oscuri della mente.
Arrivano poi gli echi biblici di ‘Whitedirt’ dove, su un mood caro agli White Stripes, Mace e Rob avvicinano a noi l’Apocalisse con visioni oniriche molto dark. L’ oscura acustica che apre ‘Wearing Feathers’ fa vedere una band matura e che sa scrivere anche delle belle canzoni con la ‘C’ maiuscola. Una ballata dove i tempi si dilatano mentre le piume del titolo si posano delicatamente su paesaggi distorti (‘wearing feathers ‘cause I could never see your eyes down, face and crown the way you feel all those matters it would be better to throw them to my hounds and leave the crowd behind your heels…).
Imponente la ritmica lasciva di ‘Rain’, una canzone che cresce con il passare dei minuti ed ancora atmosfere bibliche cariche di scariche elettriche che predicono il diluvio universale… (‘…what I have to lose just to call a bit of rain/what I have to choose/just to wash these plagues away…’). ‘Monkey House’ è il gran finale di questo purtroppo breve tragitto, un blues elettrico che va a pescare in un pentolone scuro e bollente, giù nel delta del Mississippi, un pentolone pieno di voodoo, circondato da scimmie che ballano impazzite… (‘wear off your crown/you are in the monkey house…’).

Beat on Rotten Woods @Trieste Rock City Fest, 27.8.2016, ph. (C) Paola Erre
Beat on Rotten Woods @Trieste Rock City Fest, 27.8.2016, ph. (C) Paola Erre

MT: Quando è nata la band e com’è nata l’idea dietro il progetto Beat on Rotten Woods?
Mace: La band è nata nei primi mesi del 2013. Io e Rob ci conoscevamo già da diversi anni perché eravamo colleghi insieme ad altri due membri della sua precedente band (i Bastard Sons of Titty Twister). A quei tempi, parliamo del 2004/2005, ascoltavo un po’ di rap ed avevo appena iniziato a studiare beatbox, non conoscevo nulla della scena rock/metal e saper di lavorare con tre ‘rockstar’ mi gasava parecchio!!!
Poi, grazie anche alle loro dritte, mi sono avvicinato a sonorità più pesanti, ed una volta presa dimestichezza con la voce ho iniziato a scrivere e cantare alcuni pezzi assieme al mio amico Yane, già affermato rapper e amico di vecchia data. E’ stato durante la registrazione di uno di questi pezzi, per la quale avevo chiamato Rob ad eseguire alcune parti di chitarra, che ci è venuta l’idea di provare a fare qualcosa solo noi due.

MT: Quest’anno è uscito il vostro primo EP autoprodotto, le sonorità, il nome stesso della band pare sia un suggerimento alle tematiche dei vostri testi… quali sono le vostre ispirazioni?
Mace: Non è che abbiamo un’ispirazione fissa. Dipende un po’ dal momento, da come ci sentiamo in quel dato periodo e da quello che stiamo ascoltando. Io personalmente tramite la musica tiro fuori i miei problemi e cerco di liberarmi un po’ da quello che mi assilla, con Rob sono in ottima sintonia ed entriamo subito nello stesso mood. Se partiamo bene e abbiamo qualcosa da buttare fuori, costruiamo un pezzo quasi senza neanche accorgercene nel giro di un paio d’ore.
Rob: Le nostre ispirazioni, a livello tematico, riguardano un po’ tutto quello che ci circonda o delle storie che ci affascinano in qualche maniera.

MT: Quali sono gli aneddoti o le curiosità dietro le registrazioni?
Rob: Solitamente registrare con una band segue uno schema più o meno standard. Nel nostro caso, essendo in due e con l’uso del beatbox come base, il tutto ha preso da subito una valenza quasi live, con brani suonati praticamente dall’inizio alla fine senza nessun tipo di interruzione.
Mace: Infatti, per esempio ‘Wearing feathers’ e’ stata registrata un giorno in cui stavo malissimo, non riuscivo nemmeno a parlare e non avevo nemmeno un po’ di voglia di registrare. Nonostante ciò il risultato finale ci ha sorpreso talmente tanto che abbiamo deciso di tenerla…buona la prima! Nonostante tutto…

Beat on Rotten Woods @Trieste Rock City Fest, 27.8.2016, ph. (C) Paola Erre
Beat on Rotten Woods @Trieste Rock City Fest, 27.8.2016, ph. (C) Paola Erre

MT: Come nascono le vostre canzoni…c’è un compositore principale? Usate qualche metodo per assemblare tutte le idee che vi passano per la testa?
Mace: E’ tutto molto libero, non c’è un compositore principale. A volte arrivo in sala prove con una ritmica in beatbox interessante e come detto prima, se entriamo nel mood giusto e ci lasciamo andare, Rob parte con la sua ‘rotten wood’ (…la chitarra!) e io lo seguo, improvvisando alla voce mentre registriamo quello che succede. Diversi pezzi sono nati così. Altre volte Rob mi registra un riff e io me lo studio in cuffia per qualche giorno cercando di trovare qualche linea vocale e qualche groove che ci stia bene e risulti orecchiabile e accattivante ma non banale.
Rob: Solitamente le nostre canzoni nascono da jam session in sala prove: melodie ritmiche sono di competenza di Mace, mentre della parte musicale me ne occupo io.

MT: Quale vostra canzone vi rappresenta in modo più completo e magari consigliereste a chi non vi ha mai sentiti?
Mace: Sicuramente ‘Monkey House’, perché è il pezzo che più di tutti ci ha fatto conoscere, è sempre il più apprezzato dal pubblico durante i concerti e ha dato anche una bella svolta al nostro sound.
Rob: Andiamo fieri della spontaneità delle canzoni senza troppe sovraincisioni o fronzoli. Diciamo che le nostre canzoni ci rappresentano un po’ tutte ma anch’io rispondo ‘Monkey House’ che ha dato un po’ la svolta al gruppo.

MT: Semplice ma d’effetto…come è nata l’idea della cover dell’Ep?
Mace: Durante le prime prove mi divertivo a chiamare la chitarra di Rob appunto ‘Rotten Wood’ e la mia loopstation ‘Warmachine’, da lì abbiamo tirato fuori il nome del gruppo, e poi anche la grafica dell’EP disegnata dal nostro bravissimo amico Fabrizio Di Luca, che rappresenta appunto una marcissima sei corde di marcissimo legno marcio!!!
Rob: Infatti, l’idea della cover rappresenta bene o male la band stessa! Nella sua essenzialità, che è data da una chitarra che si sgretola e ricorda il nostro sound asciutto ma nel contempo potente.

Beat on Rotten Woods, ph. (C) Paola Erre
Beat on Rotten Woods, ph. (C) Paola Erre

MT: So che siete al lavoro sul primo album…ci date qualche anticipazione? Quando vedrà la luce?
Mace: Penso a 2017 inoltrato. Non abbiamo registrato ancora niente, ma abbiamo almeno una ventina di canzoni pronte e dobbiamo appena scegliere quali mettere nel full lenght.
Rob: Per adesso stiamo preparando la ristampa dell’Ep con un pezzo in più che verrà prodotto dalla Planet K Records.
Mace: Sì, infatti! In attesa del full lenght a breve ristamperemo l’Ep in un’edizione contenente una special track scritta e suonata assieme a BTaste. Sara’ molto interessante in quanto non è presente il beatbox, al contrario di tutti i nostri pezzi, perché la base sarà fatta da BTaste, nostro amico dj e produttore: non per questo però sarà una canzone convenzionale, anzi!!!
Rob: Stiamo finendo anche le riprese del video di ‘Shining People’ che dovrebbe uscire a breve!

MT: Qual è finora il momento più bello e/o importante da quando siete una band?
Mace: Quando Rob mi ha telefonato, mentre ero a cena, dicendomi che avremmo aperto il concerto di Bob Log III…ho urlato dalla gioia!!! Comunque sono emozionato e felice allo stesso tempo durante tutti i nostri live e perfino dei pomeriggi passati in sala prove: ogni volta che tiriamo fuori una nuova canzone ci gasiamo parecchio entrambi!!!
Rob: Le soddisfazioni in questi tre anni sono state tante, soprattutto nel vedere le persone spiazzate ai nostri concerti che si aspettano il solito live con chitarra e voce, ma gli arriva invece addosso tutt’altro…eh eh

MT: Quanto è importante l’attività live e la presenza scenica per la band?
Rob: L’aspetto live x i BORW è tutto!! Ci piace suonare dal vivo per far conoscere le nostre songs e per far vedere alle persone che la musica può essere diversa dal solito. Abbiamo anche la fortuna o sfortuna che siamo due personaggi che non passano di certo inosservati!!!

MT: Capitolo gruppi o cantanti preferiti…quali vi hanno spinto a voler diventare musicisti?
Rob: Le band che ci ispirano sono parecchie ma le principali sono Queens of the Stone Age, Alice In Chains, Depeche Mode e Mark Lanegan. Invece i Black Sabbath e Zeppelin sono il motivo per cui suono la chitarra eh eh!!!
Mace: Io direi principalmente gli stessi gruppi di Rob ma vado a periodi… Certo è che nella lista direi di farci entrare anche Marilyn Manson e Jack White.