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Diaframma @Teatro Miela, Trieste, 31.3.2017

di Matteo Trevisini

‘…Il ghiaccio si confonde con il cielo, con gli occhi e quando il buio si avvicina vorrei rapire il freddo in un giorno di sole che potrebbe tornare in un attimo solo…’

In questo modo gelido inizia ‘Siberia’, brano d’apertura dell’omonimo album di debutto di una delle colonne portanti del rock italiano.
I fiorentini Diaframma ed il loro leader da sempre Federico Fiumani mescolarono la loro passione per nomi storici della darkwave inglese come Joy Division ed i primi Cure con una peculiarità tutta nuova nel panorama italiano che di fatto diede il via alla New Wave nostrana: insieme ai concittadini Litfiba ma anche ad altri nomi, ormai divenuti leggendari, della scena italiana di quegli anni come i Denovo, i CCCP, i Neon o i Gaznevada.

Diaframma @Teatro Miela, Trieste, 31.3.2017, ph. by Matteo Trevisini

‘Siberia’ è lo spartiacque di un’epoca, tanto da finire al settimo posto tra i 100 dischi italiani più belli di sempre della rivista Rolling Stone Italia.
Sono passati quasi trentacinque anni e tanta acqua sotto i ponti dell’Arno, ed i Diaframma portano in tour in giro per l’Italia il loro album di debutto per festeggiarlo degnamente.

Diaframma @Teatro Miela, 31.3.2017, ph. by Matteo Trevisini

L’unico componente della formazione originale rimasto è il cantante, chitarrista e autore (…e poeta!) Federico Fiumani, accompagnato da una band più giovane formata dal chitarrista Edoardo Daidone, il bassista Luca Cantasano ed il batterista Lorenzo Moretto, sufficientemente dinamica da poter permettere al leader maximo di poter esplodere sul palco a proprio piacimento come un fuoco d’artificio.

Diaframma @Teatro Miela, Trieste, 31.3.2017, ph. by Matteo Trevisini

Alle nove fuori dal Teatro Miela gli spettatori si contano sulle dita di una mano ma, sorprendentemente, un’ora dopo, all’inizio del concerto, la sala risulta essere abbastanza gremita e pimpante.
I Diaframma e Federico Fiumani sono a Trieste per festeggiare il primo album, ma dimostrano fin dall’inizio di non essere solo un fantasma del passato indipendente italiano, bensì una band viva, pulsante e mai ferma a specchiarsi in quel passato glorioso che sono stati la New Wave ed il punk italiano.

Non si respira solamente nostalgia revivalista ma, anzi, le prime note che fanno iniziare il viaggio che ripropone ‘Siberia’ dall’inizio alla fine, è attuale e vivido grazie agli arrangiamenti ed all’energia che il quartetto irradia dal palco del Miela. ‘Siberia’, ‘Neogrigio’, ‘Impronte’, ‘Amsterdam’, ‘Delorenzo’, ‘Memoria’, ‘Specchi d’acqua’, ‘Desiderio del nulla’…una dietro l’altra tutte le otto canzoni dell’ormai mitico debutto vengono snocciolate e tutta la poetica decadente e simbolista di Federico Fiumani esce fragorosa, sin dalle prime note, in modo che sa poco di nostalgia dei tempi che furono.

Diaframma @Teatro Miela, Trieste, 31.3.2017, ph. by Matteo Trevisini

Finita la riproposizione integrale di ‘Siberia’ inizia un excursus tra le pieghe della discografia dei Diaframma: ‘Autoritratto’, ‘Diamante grezzo’, ‘Adoro guardarti’ e la cover dei Television ‘See No Evil’, ormai un classico delle scalette della band fiorentina. Il pubblico di Trieste percepisce tutta l’orgogliosa integrità di un Federico Fiumani che è sempre andato dritto per la sua strada lungo questi trent’anni, fregandosene di tutto e di tutti e avendo bene in mente un disegno artistico idealizzato nella sua testa.
‘L’odore delle rose’, ‘Gennaio’, ‘Labbra blu’ ed il sentito omaggio a Fabrizio De Andrè con la struggente ‘Canzone dell’amore perduto’…poesia, emozioni cinetiche nell’aria che bruciano il cuore di chi sa ascoltare…‘Ricordi sbocciavan le viole con le nostre parole d’amore ‘non ci lasceremo mai, mai e poi mai’, vorrei dirti ora le stesse cose ma come fan presto, amore, ad appassire le rose…”

‘Io sto con te (ma amo un’altra)’, ‘Mi sento un mostro’, ‘Blu Petrolio’…tra il set normale e la lunga carrellata dei bis sembra proprio che la band non abbia nessuna intenzione di abbandonare le assi del teatro ed il suo pubblico, nonostante un Federico Fiumani madido di sudore ma che non risparmia una fisicità quasi sorprendente, vista la sua esile figura.
La sua voce atonale si mescola al suo talento lirico unico che grazie a piccoli diamanti grezzi di cinismo decadente lo fa sembrare, a momenti, un incrocio tra il primo Morrissey di smithsiana memoria ed un Tom Verlaine in salsa nostrana.
Il ciuffo iconico sugli occhi a fine concerto non si muove più, ormai appiccicato sulla fronte dal sudore, ma Federico Fiumani -pur stanco- non si risparmia nemmeno per le foto e gli autografi di rito a fine concerto…il suo amico Piero Pelù avrà pure i milioni in banca, ma gli occhi di Federico brillano ancora di integrità.