Nuove sfide per i Methedras, thrash metal band attiva dal 1996 reduce da un anno intenso e ricco di soddisfazioni. Dopo il cambio di line up e diversi tour all’estero, sono arrivati in finale al Global Rockstar, sbaragliando la concorrenza e aggiudicandosi il primo premio di venticinquemila dollari. ‘Quanto ai nuovi entrati, in qualità di ormai unico membro originale della band ti posso dire che sono persone incredibili, umanamente e musicalmente molto dotate, tra le migliori che abbia mai visto nella storia del gruppo!!’, racconta Andrea Bochi, bassista e fondatore della band, che abbiamo intervistato al suo rientro dal tour europeo con i Nightrage.
‘Daniele Colombo, il nuovo chitarrista’, continua Andrea, ‘in realtà è con noi già da un paio di anni, il primo come session man e il secondo come membro ufficiale, e ha dimostrato un valore indiscutibile e oltre ogni aspettativa, arrivando a ricevere personalmente i complimenti da personaggi del calibro di Lance Harrison (Hirax), David Vincent (Morbid Angel) e Dave Linsk di Overkill: è un vero mostro della sei corde, con un tocco e un gusto unici che non ci fanno certo rimpiangere Eros (Mozzi, ex chitarrista dei Methedras, ndr). Anche in termini compositivi, infatti, è già al lavoro insieme al batterista su nuovi pezzi molto belli e potenti, conditi da quella sua venatura prog che conferisce una classe immensa alla tradizionale botta thrash/death della band’.
‘Tito, il cantante, invece è un vecchio amico’, continua Andrea, ‘che conosco ormai da anni e mi è sempre piaciuta la sua voce e il suo approccio da frontman. Dopo i problemi legati alla ricerca di un nuovo vocalist, il veloce passaggio di Martina nella band e l’imminente tour con gli Overkill della scorsa primavera, sono andato a Brescia per incontrarlo. Abbiamo parlato molto davanti ad una, due, tre birre, mi ha detto che gli sarebbe piaciuto moltissimo far parte del progetto Methedras, che il nuovo disco gli piaceva molto, sono stato lusingato, lui è uno dei migliori nel suo campo, ha fatto svoltare gli Endless Pain e con i suoi Eisen è incredibile, davvero una band della madonna, provare per credere…’
‘Insomma è arrivato a gennaio scorso e a marzo è saltato sul primo palco del tour con gli Overkill spaccando letteralmente le assi e la capsula del microfono da quanto ha saltato e urlato, è stato sicuramente un battesimo di fuoco che ha superato alla grande andando ben oltre… Da allora fa parte anche lui della famiglia e sta scrivendo ottime liriche per i nuovi brani, ovviamente la sua voce è molto più brutale e death e questo ci ha fatto virare maggiormente verso questi lidi, ma la sfida non ci preoccupa affatto, anzi ci motiva e ci entusiasma molto di più, i nuovi pezzi che stiamo già eseguendo dal vivo stanno avendo un ottimo impatto e i feedback ricevuti fin ora sono tutti positivi quindi… largo al nuovo corso della band!’
Ti andrebbe di riassumere la storia della band per chi ancora non vi conosce?
La band nasce nel 1996 con l’intento, più o meno dichiarato, di fondere a livello chimico il death metal di scuola svedese con il thrash metal classico americano della Bay Area, visto che questi due generi sono stati per noi sempre innati. Oggi il sound si è evoluto molto dalle origini, è diventato più forte, diretto, incisivo… siamo alla continua ricerca di un equilibrio tra queste due portanti principali che forse non raggiungeremo mai, e da questo deriva la nostra incapacità a smettere di cercare e di sondare, di evolvere e raffinare, album dopo album, il sound dei Methedras.
Da dove viene il nome Methedras?
Methedras deriva dal libro ‘Il signore degli anelli’, l’ha scovato il primo chitarrista solista della nostra storia, Paolo (Angiolini, ndr). Sta ad indicare una montagna nei territori del nord, il cui significato porta alla mente concetti di fierezza, solitudine, potenza. Se a questo aggiungiamo il fatto che il suono che scaturisce nel pronunciarlo ci piaceva moltissimo, puoi capire come sia diventato in poco tempo il nostro emblema.
Com’è nato ‘System Subversion’, c’è un concept, un filo conduttore tra i diversi brani? Com’è stato accolto in generale?
‘System Subversion’ è stato sicuramente il disco a cui è stata data più attenzione nei particolari, probabilmente anche quello che più ci rappresenta sia a livello musicale che a livello di testi, volevamo fare un disco di alto livello e così ci siamo buttati dentro a capofitto per cercare di tirar fuori il meglio di noi, e al contempo esplorare nuovi territori inserendo parti elettroniche che vanno ad armonizzare la violenza di fondo, sempre comunque presente nel nostro sound. Nessun concept, se non la volontà di sperimentare e cercare di raffinare la nostra proposta, che nel tempo è diventata più aggressiva, più moderna.
A proposito di questo ultimo lavoro, è coerente con i vostri album precedenti o è cambiato qualcosa?
Sì, certo, la matrice è sensibilmente cambiata rispetto ai lavori precedenti, ma non in modo così invasivo, con il giusto apporto tra profondità e apertura, siamo dei Methedras un po’ più proiettati nel futuro, ma non abbiamo perso l’antica rabbia che ci alimenta. Anche la stampa, sia italiana che estera, sembra essersi accorta di questo cambiamento, con recensioni che ci lusingano molto e che ci rendono orgogliosi di quanto abbiamo fatto, e che testimoniano che tutti i sacrifici fatti, le ore di prove e di registrazione hanno portato ai risultati che noi tutti volevamo fortemente.
E’ stato un anno intenso anche per quanto riguarda l’attività live: prima i tour con Overkill, Sanctuary e Nervosa, e ora siete reduci da quello con i Nightrage e Bloodhunter, com’è andata? Qualche aneddoto divertente che vi è successo?
Sì, quello appena passato è stato un anno molto intenso, ancor più del 2014, e ci riteniamo molto fortunati di aver potuto condividere il palco con band di primo livello, e non solo per pochi minuti, spesso restando in tour giorni e giorni al loro fianco. Queste esperienze ci hanno permesso di crescere tantissimo dal punto di vista artistico e personale, arricchendoci ogni volta di più di espedienti su come rapportarci con la gente, con il palco, con la musica stessa. Siamo anche soddisfatti perché non c’è mai stato regalato niente, abbiamo sempre dovuto fare degli sbattimenti enormi per arrivare a fare qualcosa, e tutt’ora lo stiamo facendo. Stanchi ma felici, siamo solo che contenti di vedere gente che apprezza la tua musica e canta le tue canzoni, è veramente una grossa soddisfazione e ti ripaga di tutto il resto.
Nell’ultimissimo tour dello scorso dicembre si è creata un’incredibile unione artistica ed umana con i Nightrage: poche date in giro tra Italia e Spagna, spesso in piccoli locali poco attrezzati, migliaia di chilometri stretti in un van da nove posti… Ma, nonostante tutto, è nata una fantastica amicizia tra noi e i ragazzi svedesi più pazzi che abbia mai conosciuto, un po’ come quando nel 2014 abbiamo conosciuto gli Hirax, ma elevata questa volta all’ennesima potenza: momenti davvero spettacolari, memorie che dureranno una vita, e tutto questo è assolutamente impagabile!
Come siete approdati alla label americana Pavement Entertainment, e come vi state trovando?
Merito dell’agenzia The Flaming Arts che si occupa di tutto lo sviluppo della band, hanno avuto per primi il master di ‘System Subversion’, con il disco in mano si sono subito occupati di proporlo a svariate label, e alla fine la nostra scelta è ricaduta su Pavement Entertainment. E’ andata nel classico modo: hanno passato il disco, siamo piaciuti, ci hanno contattato offrendoci un buon contratto, soprattutto con un’ottima promozione internazionale, vera chiave per farsi conoscere oltre confine. Hanno e abbiamo spinto molto a livello globale per promuoverci, lo stiamo facendo tutt’ora attraverso una grossa campagna social, vedremo cosa succederà nell’imminente futuro.
Milano, Bergamo, Brescia, che rapporto avete con le vostre città: è un’ispirazione positiva o qualcosa che vi ha spinto ad andarvene?
Bella domanda davvero, la prima volta che me la pongono… beh, diciamo che siamo una band trasversale delle province lombarde ahahah… comunque il bello è che solo metà di noi sono lombardi d.o.c., ovvero Dani (chitarra) è di Milano e Bubu (batteria) di Bergamo, mentre io sono nato a Ravenna, tutta la mia famiglia è romagnola, sono quindi un finto brianzolo, e Tito (voce) è nato sì a Brescia ma è di stirpe napoletana… quindi abbiamo origini molto più ampie di quanto possa apparire, e penso che questo alla lunga sia sicuramente un’ispirazione del tutto positiva.
Che cosa vi ha spinto a scegliere le atmosfere horror per ‘Brawl’? Nell’ultimo ‘Deathocracy’ siete alle prese con un’invasione di zombie, volete parlarci dei vostri videoclip?
I nostri video rispecchiano grosso modo le nostre tematiche liriche, nel caso di ‘Subversion’ è la follia, spesso resa ancor più subdola e oscura dall’alone di finta normalità che aleggia attorno ad essa. Il clip è interamente girato e realizzato dal maestro Salvatore Perrone, già all’opera con band del calibro di Fleshgod Apocalypse e DGM. In ‘Brawl’ abbiamo presentato la nuova formazione, con la voce di Tito sovraincisa sulla parte strumentale registrata in origine, qui il concept si distacca decisamente dal testo della canzone, grazie all’amico-regista Maurizio Del Piccolo di Moviedel Production che l’ha ideato e realizzato per noi.
Infine ‘Deathocracy’, nata da un’idea di Tito per sfruttare una possibilità che ci si era presentata dopo l’accordo con l’agenzia di promozione Liudu Social Marketing che segue tutto lo sviluppo della band a livello social, ed una giovane ma promettente società di produzioni video chiamata Simply Rec.
Qui tutti i ragazzi hanno dato del loro meglio, l’idea di fondo segue il testo del brano che parla del disastro ambientale della centrale nucleare giapponese di Fukushima, e non posso non fare un plauso alla costumista e truccatrice Chiara Mariani di Midian Lab che ha fatto un lavoro davvero eccezionale sulla band, tanto da renderci irriconoscibili con tutte le mutazioni genetiche che ha preparato per noi.
Personalmente percepisco una certa diffidenza delle metal band nei confronti dei social…voi che cosa ne pensate?
Come ti dicevo, abbiamo un contratto dedicato solo per questo tipo di promozione, questo fa capire l’importanza che oggi rappresentano i social per noi, come canali di promozione e raggiungimento immediato di centinaia di migliaia di potenziali nuovi fan… se sei un musicista del nuovo millennio, non puoi fare a meno di esporti ed usare i social network, che ti piacciano o meno, sono imprescindibili per lo sviluppo del tuo nome e per far conoscere la tua musica a più persone possibili… una volta vivevamo nell’era della qualità e di tempi relativamente umani, oggi viviamo nell’era della quantità e della frenesia, non è bello ma ci si adegua e si cerca di portare a casa il risultato. Certo, speriamo che tornino tempi diversi, anche se probabilmente questo non succederà mai, quindi la chiave per sopravvivere oggi è essere capaci di adattarsi al nuovo che avanza, e saper imparare ad usare in fretta nuove piattaforme una volta nemmeno minimamente concepibili.
Siete vincitori del Global Rockstar 2015, sbaragliando la concorrenza da 168 paesi con circa 225.000 voti ricevuti, e più di 12494 preferenze sui social media tra Facebook e Twitter: secondo voi da cosa dipende questo successo? Ve l’aspettavate?
Il successo al Global Rockstar è dipeso proprio dalla campagna promozionale sui social intrapresa nei mesi immediatamente precedenti al concorso, con picchi proprio durante lo svolgimento del contest, unitamente ad un’attenta pianificazione degli ingaggi col pubblico, offrendo diversi gadget e articoli che hanno riscosso da subito un certo interesse… Non ti nascondo che non è stato facile e il costo promozionale non è stato trascurabile, ma il risultato di gran lunga ha superato le aspettative e ci ha ampiamente ricompensati di tutti gli sforzi. Difficoltà ce ne sono state sicuramente, ad esempio le qualificazioni sono state durissime, a livello nazionale c’è stata una competizione impressionante soprattutto con un dj di Milano, ma alla fine la tenacia e soprattutto i nostri fans hanno fatto la differenza e ci hanno permesso di staccare gli avversari, e sulla lunga distanza vincere il concorso indipendente più importante al mondo… Un po’ come quando nel 2004 abbiamo vinto il Metal Battle italiano e siamo andati a Wacken, la mecca mondiale per un metallaro, dove ci siamo piazzati al secondo posto, per un soffio dietro ad una band finlandese!’
In conclusione, cosa ci dobbiamo aspettare dai Methedras nel prossimo futuro?
Il futuro è tutto ciò per cui abbiamo lavorato nel passato, ovvero negli ultimi 20 anni, che non sono pochi ragazzi, non è uno scherzo… Sono 20 anni di fila, senza mai una pausa, senza mai fermarci, sempre tirando al massimo, sempre cercando di essere credibili, professionali e persone serie prima ancora che buoni musicisti… questa è la nostra passione, la nostra musica… è il distillato di molte vite per un ventennio, alcune delle quali purtroppo oggi non ci sono più, e molte hanno preso altre strade alla fine, ma faranno sempre parte di noi… E’ come se concentrassimo in pochi minuti anni di passioni, vittorie, sconfitte, lacrime, sorrisi, gioie, dolori, nei nostri pezzi c’è tutto questo, c’è la sintesi della vita e della morte, c’è tutta la gamma emotiva dell’essere umano, penso che valga la pena almeno un ascolto.
Grazie a tutti per aver letto e per averci ospitati, continuare a credere e provarci è il minimo che possiamo fare nei confronti di tutti quelli che ci hanno supportati negli anni, nei confronti di chi ha versato il proprio sudore e sangue per questa band 😉
Davvero, grazie di cuore a tutti… Andrea B.