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Guns N’ Roses, e quella ‘maledetta’ finale al River Plate di Buenos Aires 

Dopo lo sfolgorante show del 1° novembre a Rosario, il Not In This Lifetime entra nel vivo con la doppietta di venerdì 4 e sabato 5 al River Plate Stadium di Buenos Aires. Il ritorno a 23 anni di distanza da quella notte ‘maledetta’ del 17 luglio 1993 che segnò l’inizio della fine della band, e che coincise anche con l’ultima esibizione di Matt Sorum e Gilby Clarke. Anche il ‘luogo del delitto’ è lo stesso, lo stadio ‘El Monumental’ che in quell’occasione richiamò nella capitale argentina più di 80.000 persone. 

Guns N' Roses, River Plate Stadium, 1993, source: pepp3rland.tumblr.com
Guns N’ Roses, River Plate Stadium, 1993, source: pepp3rland.tumblr.com

L’arrivo dei Guns avvenne nella fredda mattina di giovedì 15 luglio, in una Buenos Aires vicina allo zero termico, e dove gli erano stati riservati gli ultimi due piani del Hyatt Hotel. Numerosi sono i fans già in attesa, quando la band fa la sua prima apparizione alla finestra: Axl appende la bandiera della Nazionale argentina e nordamericana, Slash esibisce il didietro mentre Duff lo sostiene. Più tardi Slash andrà al cinema per vedere ‘Jurassic Park’ in compagnia di tecnici e scorta.

source: fotolog.com/mati_gnr_vr
source: fotolog.com/mati_gnr_vr

Ma è la giornata successiva, quella di venerdì 16 luglio, a incidere pesantemente sul destino della band. Sono le 17.30 spaccate quando due carri armati e quattro volanti della Narcotici di Buenos Aires con a bordo una trentina di uomini fanno irruzione nella suite di Axl, che stava cenando, per un’ispezione della durata di oltre due ore, che proseguirà anche nei camerini ed uffici dello stadio (…)

source: Guns N' Roses ARG/Twitter
source: Guns N’ Roses ARG/Twitter

L’ultimo concerto dei Guns prende il via sabato 17 luglio con il fischio della locomotiva sulle note di ‘Nightrain’, ma il suono verrà ben presto coperto dal boato della folla all’ingresso della band. Numeri da circo, con un runner della Domino’s Pizza che sale sul palco per consegnare una pizza fumante, in realtà si rivelerà poi essere il batterista inglese Cozy Powell (Whitesnake, Rainbow, Black Sabbath).

Guarda qui il video:

In scaletta ci sono sei hit da ‘Appetite’ che si mescolano con una manciata di pezzi da entrambi ‘Use Your Illusion’, oltre a una serie di cover di Misfits, Rolling Stones, Todd Rundgren, Bob Dylan e Wings. Si trattava di una variante del use Your Illusion Tour, ribattezzato con il nome di Skin N’ Bones Tour, e costruito sull’idea di offrire al pubblico uno show più ‘snello’, con brani in acustico, una sorta di versione unplugged del mastodontico Use Your Illusion.

Qui sotto il video del full concert trasmesso dalla tv argentina Telefe:

https://youtu.be/jP4q2g6e8Ew

La setlist:

Nightrain
Mr. Brownstone
Yesterdays
Live and Let Die
Attitude (Misfits cover)

Welcome to the Jungle
Double Talkin’ Jive
Dead Flowers (The Rolling Stones cover)

You Ain’t the First
You’re Crazy
Used to Love Her
Patience

Knockin’ on Heaven’s Door (Bob Dylan cover)

Dust in the Wind (Todd Rundgren cover)

https://youtu.be/iErrGiPktPE

November Rain
Dead Horse
Matt Sorum Drum Solo
You Could Be Mine
Slash Guitar Solo
Sweet Child O’ Mine
Paradise City

https://youtu.be/93hF86veSQc

‘Arrivai alla fine fisicamente e mentalmente stremato’ dichiarò Slash a proposito del tour qualche anno più tardi in un’intervista a Guitar World, e pesanti furono le conseguenze anche per Duff, che subito dopo fu costretto ad entrare in rehab per una pancreatite acuta.

Per molti quella del 17 luglio 1993 è rimasta ‘the infamous gig’ segnando di fatto la fine di un’era, con la band vicina al traguardo di 200 show nell’arco di due anni e mezzo, così come la fine del tour più imponente della storia del rock, che portò il gruppo a suonare in 27 Paesi davanti ad una platea di oltre sette milioni di spettatori. Nessuno si sarebbe aspettato che ventitre anni dopo si sarebbe giocata la rivincita. Soprattutto perché Axl e Slash, dopo quella finale, non sarebbero più tornati insieme per molto tempo. Sembrava una squadra destinata a sgretolarsi: sembrava, perché i Guns, nonostante la partenza di ‘giocatori’ importanti, continua ad essere un gruppo, e una squadra, con i controcazzi.

Special Credits To:

http://www.fotolog.com/sliver90s/51726121/

#ElÚltimoConcierto |GUNS N’ ROSES (con Slash y Duff) EN BUENOS AIRES (17/07/93)

 

Greenleaf, Fatso Jetson @Psyched Stone Night VII, Tetris, Trieste 19.10.2016

di Matteo Trevisini

In un’anonima serata autunnale fatta di grigiore, umidità e poi perfino di una bella pioggia fitta e regolare può capitare che al Tetris di Trieste passino due band di caratura mondiale nell’underground hard/stoner/retro come i californiani Fatso Jetson e gli svedesi Greenleaf in tour insieme attraverso l’Europa. Tetris ha pensato bene di regalare una chicca ai fans organizzando nel solito loro modo inappuntabile l’unica data italiana dell’appetitoso tour.

14095723_1341172509244421_5861201831548569582_nInserito come primo appuntamento stagionale delle sempre più amate Psyched Stone Nights in collaborazione con Rocket Panda Management, l’evento (…perché di evento vero e proprio si tratta!) ha avuto il suo doveroso successo di pubblico con un sold out registrato già a metà giornata. I fortunati possessori del ticket d’ingresso sono stati accompagnati nell’antro scuro del Tetris dove alle dieci in punto i californiani Fatso Jetson sono saliti sul palco cominciando fin da subito a fumigare per benino i presenti con il loro desert rock psichedelico. Veri e propri padrini della scena stoner di Palm Springs, sono nati ad inizio anni ’90 in quel calderone stordito che ha generato delle eccellenze del genere come Queens of the Stone Age e Kyuss.

Fatso Jetson @Tetris, Trieste, 19.10.2016, ph. by Matteo Trevisini
Fatso Jetson @Tetris, Trieste, 19.10.2016, ph. by Matteo Trevisini

‘Magma’, ‘Salt Chunk Mary’s, Wire’, ‘Wheels and Robot’, la band di Mario Lalli, ormai diventata da tempo ‘cosa di famiglia’, viaggia come un treno tra brani datati e canzoni nuove di zecca tratte dal nuovo album ‘Idle Hands’. Dino Lalli dimostra che può a pieno titolo stare al fianco del padre, mentre il grande drummer Tony Tornay ci dà giù come un fabbro. Da ‘Too Many Skulls’ a ‘Nervous Eaters’, da ‘Portuguese Dream’ a ‘Flesh Trap’, la band chiude il set tra gli applausi dopo uno show che ha superato le aspettative anche di chi già li conosceva e li amava da anni. Colossi!!!

Greenleaf @Tetris, Trieste, 19.10.2016, ph. by Matteo Trevisini
Greenleaf @Tetris, Trieste, 19.10.2016, ph. by Matteo Trevisini

Altro giro, altra corsa con gli svedesi Greenleaf, la creatura del mastodontico (…in tutti i sensi!!!) chitarrista Tommi Holappa, nati ad inizio millennio solo come side project dei suoi Dozer ed ormai diventati uno degli act più interessanti, grazie soprattutto agli ultimi due album marchiati a fuoco dal nuovo singer Arvid Jonsson che ha portato sicurezza e personalità alla band scandinava: prima con lo splendido ‘Trails & Passes’ di un paio di anni fa, e adesso con l’ultimo ‘Rise Above The Meadow’.

…ed anche a Trieste le sfuriate heavy psych al sapore seventies di pezzi muscolosi come ‘A Million Fireflies’, ‘Funeral Pyre’ e la lunga e sinuosa ‘Howl’ schiaffeggiano i fans, estasiati dalla carica del barbuto Arvid Jonsson che comanda il palco con sicurezza e carisma. Con i piccoli grandi classici del precedente disco come ‘Our Mother Ash’, ‘Trails & Passes’ e ‘Ocean Deep’ si raggiunge lo zenith della serata in un Tetris a cui manca l’aria, ed il calore ha raggiunto picchi vertiginosi.
Il drummer Sebastian Olsson e il neo entrato Hans Fröhlich al basso danno sicurezza alla sezione ritmica, facendo denotare un’alchimia che i Greenleaf hanno trovato con questa nuova line-up e che gli ha fatto fare il cosiddetto passo in avanti verso la serie A del genere.

Intervista Mindwars- Roby Vitari ci parla del primo tour europeo e progetti futuri

Parte in questi giorni il tour dei thrasher californiani Mindwars, band in cui milita lo storico chitarrista ex Holy Terror Mike Alvord.
Abbiamo rivolto alcune domande a Roby Vitari, batterista e fondatore della band, in preparazione del concerto che li vedrà suonare sabato 29 ottobre al New Life Rock Bar di Trieste, ad ingresso gratuito. La serata, che è organizzata da Planet K Records, vede in apertura i Black Pope e i dark metallers Hadal, qui sotto il link all’evento:

https://www.facebook.com/events/1753175234899160/

14344725_1742467762669617_1457855574895729253_nCiao, questo è il primo tour in Europa per i Mindwars, inoltre parte da Torino che è anche la vostra ‘base’: come ti senti?
Ciao, grazie infinite per l’interesse e il supporto! Sì, venerdì suoneremo come Mindwars per la prima volta a Torino… fighissimo! Dopo due dischi e due mini tour americani, e il terzo in preparazione, finalmente suoniamo in casa! Suoneremo al Border Club, punto di riferimento per gli amanti del rock e del metal, un piccolo club ma con un giro molto potente. Suoneremo con Exctinction e Feary Tales, due attivissime band locali molto diverse tra loro ma sicuramente validissime.

Parliamo dell’album ‘Sworn to Secrecy’, come si è sviluppato?
Il disco è nato a metà 2016, relativamente a breve distanza da ‘The Enemy Within’, e la sua ‘gestazione’ è stata abbastanza rapida e naturale nonostante vivessimo in due continenti diversi. Le fasi di pre-produzione, registrazione e missaggio, si sono protratte fino a dicembre 2015. Il disco ha visto la luce in aprile tramite la nostra etichetta Punishment 18 Records.

Mindwars, 'Sworn To Secrecy', Punishment 18 Records (2016), artwork by Mario Lopez
Mindwars, ‘Sworn To Secrecy’, Punishment 18 Records (2016), artwork by Mario Lopez

L’artwork di copertina è molto forte, puoi dirci che cosa rappresenta esattamente?
L’artista che ha curato l’artwork è lo stesso che si è occupato del nostro primo album, Mario Lopez, che è un attivissimo disegnatore di decine di bellissime copertine metal. Tra i due album esiste un filo conduttore, il protagonista è il medesimo in entrambe le copertine, ovvero Wally, la nostra mascotte, che da vittima di un mondo digitale e informatizzato (The Enemy Within), finisce per confrontarsi con la corruzione più profonda che è presente nell’animo umano (Sworn To Secrecy).

Quali sono le differenze principali tra questo lavoro ed il vostro primo album?
A mio avviso ‘Sworn To Secrecy’ risulta più immediato, furioso e ‘sporco’, infatti non è stato fatto nessun tipo di editing rispetto a ‘The Enemy Within’, che invece è più ‘lavorato’ e appare forse più variegato nella proposta musicale. La perfezione, ovviamente arriverà con il disco #3. (sorride, nda).

‘Sworn To Secrecy’ è stato missato e masterizzato da Bill Metoyer degli Skull Seven Studios di Los Angeles, com’è stata l’esperienza?
Bill è una grande persona e un bravissimo produttore. Abbiamo lavorato virtualmente al suo fianco in tutte le fasi di missaggio e mastering. E’ stato paziente, disponibile e super professionale in tutte le fasi di lavorazione.

Il tuo primo incontro con Mike Alvord risale a parecchio tempo fa, che cosa ci puoi raccontare di quel momento?
Correva l’anno 1989 e io, che abitavo ancora a Cosenza, per poter andare ai concerti a Milano o Torino dovevo spostarmi percorrendo per notti e giorni interi in treno la penisola… Ai tempi, lavoravo per una radio privata di Cosenza e avevo la possibilità di intervistare le band grazie ai pass riservati agli addetti ai lavori. Il concerto in questione fu Nuclear Assault, Exodus e Holy Terror a Milano, e nel backstage, tra i vari membri dei gruppi, ho trovato molta affinità con Mike che in quell’occasione mi rivelò che i suoi nonni erano anch’essi originari della Calabria. Coincidenza fatale!

Poi è passato del tempo prima di ritrovarvi, nel frattempo che cosa è successo che ti ha portato in direzione Mindwars? 
Più o meno venticinque anni dopo quel concerto del 1989, Mike ed io ci siamo ritrovati grazie a Facebook e da lì è stato tutto abbastanza naturale. Anche se lui aveva smesso di suonare dopo lo split degli Holy Terror, teneva dei riff da parte che sarebbero dovuti finire in un ipotetico terzo disco degli HT, che purtroppo non ha mai visto la luce. Gli chiesi di mandarmeli e già dopo qualche giorno avevo preparato le parti di batteria abbozzate -ho uno studio di registrazione a Torino per cui il processo è stato molto fluido, lui ne fu entusiasta e così è iniziata l’avventura Mindwars. Da lì a poco reclutammo l’ottimo Danny “Z” Pizzi al basso.

All’inizio dell’anno invece c’è stata la tournée negli Stati Uniti, com’è andata? 
In USA abbiamo già fatto due mini-tour, il primo nel 2014 e il secondo quest’anno, suonando anche in un importante festival di Los Angeles con Exciter, Atrophy, Merciless Death, Fueled By Fire, Warbringer ed altre band. Le locations, ad eccezione dei festival, erano club medio piccoli con un discreto afflusso di pubblico. Purtroppo viviamo un momento storico in cui la musica dal vivo non è considerata una priorità, un po’ dappertutto.. questo però non può che darci lo stimolo di continuare con tutta la passione che abbiamo da sempre per la nostra musica.

Prima dei Mindwars vieni da esperienze con band diverse, quale di queste è quella a cui oggi ti senti più legato e perché?
Credo che la mia prima band in assoluto possa essere considerato il primo amore, gli Headcrasher, ma ho vissuto dei momenti splendidi con tutte le realtà con cui mi sono confrontato, in ambito metal ed anche ‘meno metal’ hehe. The Art Of Zapping, NIA Punx, Jester Beast, Hollywood Killerz, Kutfaces, Nefertari, This Evol Taste, LA Cosa, MCN, Creepin’ Death, e ora Mindwars sono e sono stati motivi di passione e trasporto emozionale immenso.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Oltre all’imminente tour europeo, con Mindwars stiamo preparando il terzo mini tour americano per l’inverno 2017 e, ovviamente, il terzo album. Io sono attualmente anche in forze con gli storici amici Creepin’ Death di Torino con i quali faremo un concerto/evento di reunion organizzato da Carlo Ortolano della gloriosa Dracma Records di Torino per il 3 dicembre. Sarà una grande Festa!!!

Grazie per questa chiacchierata, ci vediamo sabato a Trieste!
Grazie infinite a te e a tutti i lettori di Freezine! STAY THRASH!!!

http://www.mindwarsofficial.com/
https://www.facebook.com/mindwarsband/?fref=ts

 

Intervista ai Beat on Rotten Woods: quando il beatbox incontra il rock

di Matteo Trevisini

I Beat on Rotten Woods sono una band, anzi molto di più, sono un duo che ormai in sede live ha fatto già parecchia esperienza in giro (…aprendo anche per Bob Log III al Teatro Miela di Trieste). Sono nati da un’idea, alquanto originale, dalla fervida mente di Mace, singer di razza nonché abile prestigiatore ritmico con la beatbox e di Rob, colui che si occupa delle chitarre e delle backing vocals. Alla base del progetto è personalizzare al massimo un filone musicale che è sempre stato proposto da band più numerose e con i classici strumenti rock… Loro, invece, in un genere saturo di band che a livello underground scalpitano per un posto al sole, si presentano con i grassi suoni di chitarra di Rob mentre Mace, oltre che a cantare, si occupa del beatboxing. Il beatbox consiste nel riprodurre tutti i suoni di una batteria, o comunque di altri strumenti ritmici, attraverso l’utilizzo della bocca e della voce grazie all’uso di una loopstation.

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Deville: Intervista alla band in concerto a Trieste domenica 6 novembre con la nuova line up

Dal loro esordio nel 2004, gli stoner svedesi Deville si sono esibiti in lungo e in largo per l’Europa e gli Stati Uniti, macinando migliaia di chilometri e raccogliendo sempre più consensi. In questo periodo sono in Italia per promuovere ‘Make It Belong To Us’, il loro terzo album uscito con la label svedese Fuzzorama Records.

Partito la scorsa settimana dal Lo-Fi di Milano, il tour italiano dei Deville prevede dieci date, di cui l’ultima a Trieste dove suoneranno al New Life Rock bar domenica 6 novembre. Ad aprire la serata saranno i Them Bulls, tra le band di punta della nuova scena desert rock made in Italy. Qui sotto il link all’evento:
https://www.facebook.com/events/310552052652131/

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Stone Ranch Festival #8 Gallileous

Arrivano dalla Slesia, terra di confine dal clima rigido e paesaggi di grigie acciaierie, dove nell’arco di pochi km si concentrano ben tre nazioni: Germania, Polonia e Repubblica Ceca. Loro sono i Gallileous, band di culto nel circuito underground, considerati veri e propri pionieri del doom nei primi anni ’90, e domenica 16 ottobre saranno live per la prima volta a Trieste in occasione del Stone Ranch Festival. Continua la lettura di Stone Ranch Festival #8 Gallileous

Blackberry Smoke, il nuovo album ‘Like An Arrow’ in uscita il 14 ottobre

Manca solo una settimana, ma è già ‘febbre’ per l’attesa di ‘Like An Arrow’, quinto album in studio dei Blackberry Smoke in uscita il 14 ottobre. Di questo nuovo lavoro, che arriva dopo poco più di un anno da ‘Holding All The Roses’, sono già disponibili i singoli ‘Waiting for Thunder’ e ‘Let It Burn’.
‘Like An Arrow’ è autoprodotto dal quintetto di Atlanta -Charlie Starr (voce, chitarra), Richard Turner (basso), Brit Turner (batteria), Paul Jackson (chitarra) and Brandon Still (tastiere), contiene in tutto dodici tracce ed esce via Earache Records.

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Stone Ranch Festival #6 Old Roger’s Revenge

Old Roger’s Revenge è una sludge/heavy metal band che fonde stoner, hardcore e doom ‘navigando’ su temi di rivendicazione sociale nei confronti di un sistema oppressivo. Dicono della loro musica: ‘L’allegoria del mare e lo spirito pirata che scorre attraverso i testi rappresentano un percorso di vita dove bisogna combattere per raggiungere la propria libertà. Un sound fatto di fats riffs e batterie pesanti, tagliente come il vento, pesante come il cielo in tempesta, vi travolgerà come un muro d’acqua’.

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Stone Ranch Festival #5 Concrete Jellÿ

Li abbiamo conosciuti al Prosecco festival, dove hanno suonato come supporto ai Warrior Soul insieme ad altri gruppi della nostra scena stoner rock. Sono i Concrete Jellÿ, la quinta band in programma al Stone Ranch Festival, in programma domenica 16 ottobre al New Life di Trieste.  Continua la lettura di Stone Ranch Festival #5 Concrete Jellÿ

Damned Pilots, firmano con la Sliptrick Records

Damned Pilots annunciano il nuovo album ‘Overgalaxy’ in uscita il prossimo 15 dicembre via Sliptrick Records. ‘Si tratta di un concept album in spirito steampunk‘, racconta Don Nutz, batterista e fondatore della band che si prepara al tour da marzo 2017. ‘Protagonisti di questa nuova avventura sono i Damned Pilots, cioè Don Nutz, Sgt Ote, Willer Hz e Erik Space che, a bordo di un furgoncino hippy anni Settanta, viaggiano nello spazio combattendo contro il loro nemico di sempre Gorguss’.

Damned Pilots ‘Overgalaxy’, Sliptrick Records (2016), artwork by Uzi Emperado

TRACKLIST

01. INTRO
02. DAMNED PILOTS
03. SEASON OF THE ENDING
04. DESERT EUROPA
05. JUST ANOTHER DAY
06. GORGUSS
07. HELL IS COLD
08. PEOPLE DON’T DIE
09. SYLVANIC
10. MOS

L’album contiene nove tracce scritte da Don Nutz e Sgt Ote, più ‘Hell is Cold’ che è scritta da Ron Goudie. I testi, scritti da Sgt Ote, parlano di amore e odio, guerra e pace, passato e futuro, ribellione contro il sistema, oltre al senso dell’umorismo tipico di uno sci-fi b-movie.

Lo stile spazia tra un metal in mid tempo con groovy ed effetti psichedelici combinati con melodie orecchiabili. ‘Damned Pilots’ e ‘Season of the Ending’ sono due brani decisamente martellanti nei contenuti metal, groove dominati da possenti e solidi riff.

‘Desert Europe’ è un brano profondo, lento e con influenze black metal caratterizzate da una voce metallica. ‘Just Another Day’ e ‘People Don’t Die’ sono due ballate ben diverse tra loro, ‘Gorguss’ è una canzone doom pop orecchiabile caratterizzata da riff monolitici e melodie memorabili. ‘Hell Is Cold’ è il singolo dell’album scritto dal produttore Ron Goudie, ‘Sylvanic’ parla dell’esistenza di Bigfoot su altri pianeti, un potente crossover tra rock classico e metal anni ’90, ‘Mos’, scritta insieme a Mos DJ, si spinge in direzioni di genere drone e noise.

Tra le principali influenze dei Damned Pilots ci sono i Kiss, Monster Magnet, Trouble, Beatles, Mayhem, Turbonegro, Voivod, Ghost, Devil’s Blood, Black Sabbath, Pink Floyd, Electric Light Orchestra.

‘Overgalaxy’ è stato registrato al Track Terminal Studio di Trieste da Francesco Bardy, eccetto ‘Just Another Day’ e ‘People Don’t Die’ che sono state registrate da Paul Van Rijswijk al Voodoosound Studios di Ijmuiden in Olanda. Il disco è prodotto da Ron Goudie (Gwar, Death Angel, Poison), mixato e masterizzato dal leggendario Bill Metoyer, producer di W.A.S.P., Trouble e Slayer. L’artwork di copertina è opera del graphic designer filippino Uzi Emperado.