di Matteo Trevisini
Spiace dirlo…ma Trieste non è una città ‘rock’ come ad alcuni piace ripetere…Il tutto è in mano alla buona volontà dei singoli senza un aiuto concreto delle istituzioni.
Pur avendo un invidiabile numero di gruppi in ogni genere musicale esistente, di cui molti di essi con una proposta di qualità eccelsa, la situazione di contorno è in stallo perenne da un bel po’. Ottime band e una scena in fermento che si rinnova e cambia pelle in continuazione, con tanti appassionati che si ‘sbattono’ per organizzare eventi, concerti e serate per tenere viva questa scena…e quindi? dove stanno i problemi?
La situazione di stallo riguarda gli spettatori ma soprattutto la mancanza di luoghi dove organizzare eventi di ogni genere musicale. A voler esser pignoli negli ultimi tempi la scelta è perfino peggiorata con la chiusura di posti underground ma di prestigio, come ad esempio l’Etnoblog.
In città c’è il Tetris, rimasto l’ultimo baluardo dei club underground, che anche in questa stagione sta riempiendo il suo cartellone con nomi di artisti italiani ed internazionali in ambito metal, hardcore ma anche alternative, pop e perfino reggae. Ci sono le associazioni, come Trieste Is Rock ed il Rock Out X Project, che lottano quotidianamente per portare in città artisti di valore, scontrandosi proprio con la mancanza di spazi dove poter organizzare l’evento senza andare sotto e perderci dei soldi…e come loro ci sono anche altre realtà e locali dove vengono organizzati concerti (molti dei quali ad ingresso rigorosamente gratuito!).
Alla fine, quando i concerti arrivano, gli spettatori autoctoni sono sempre ed inesorabilmente gli stessi, ed i biglietti venduti devono per forza passare per i fans venuti da fuori per avere dei risultati soddisfacenti alle volte solamente per andare in pari. Che sia un concerto di livello oppure il live di qualche band underground, le facce – gira e rigira – sono sempre quelle. Non si può nemmeno dire che il ‘possibile’ pubblico non venga a conoscenza degli eventi in quanto con l’aiuto fondamentale dei social media la pubblicità è facile, economica e fruibile a chiunque abbia un profilo Facebook: dal piccolo evento unplugged in un bar rionale ai megashow di star storiche allo stadio Rocco o al PalaTrieste, la scusa ‘…ah, no savevo…’ è poco credibile.
Lo ‘zoccolo duro’ c’è e c’è sempre stato: quello che è presente, che è parte attiva perfino ai banchetti del merch per supportare i gruppi e questa, seppur esigua, rappresentanza DEVE avere dei luoghi di aggregazione di livello almeno decente: perché è giusto che sia così, perché Trieste, seppur provinciale, è un capoluogo, e una città grande DEVE possedere delle strutture adeguate a certi tipi di concerti come in ogni altra città europea che si rispetti (…dove già esistono da decenni!).
A Trieste manca ora più che mai una sala concerti (…ma nulla vieta che sia polivalente!) con una capacità adeguata per poter organizzare concerti di artisti medio/grandi (500/1500 spettatori), ed è qui che dovrebbe intervenire il Comune ‘regalando’ alla città un luogo di prestigio in ambito pop/rock e dando poi la struttura in gestione alle realtà associative già presenti, in modo da formare un cartellone musicale che a Trieste purtroppo manca. Ormai è già da qualche anno che la Slovenia arranca e gli artisti che una volta passavano regolarmente ora si sono diradati…approfittiamone!
Il bacino d’utenza è vasto se l’artista è appetibile! Lubiana – ad esempio – ha delle strutture invidiabili (giusto per fare un nome, il Kino Siska!)… e la nostra città perché non può averne dello stesso livello? A Trieste non si può pensare di poter utilizzare solamente il teatro Miela (…con notevoli costi di per organizzare concerti!) e null’altro…DEVE esserci un’alternativa!
La scena dell’underground triestino, dopo tanti sforzi organizzativi quasi sottotraccia, merita di avere degli impianti dove poter creare, senza cappi al collo economici, eventi artistici di ogni genere.
Ma in questa crescita futura è palese che il pubblico deve fare la sua parte (…quella fondamentale su cui si poggia tutto il discorso!), alzando il posteriore e cominciando a tornare ai concerti che passano in città. Poiché negli ultimi dieci anni di date importanti ne abbiamo viste parecchie (senza soffermarci su nomi blasonati come Pearl Jam, Bruce Springsteen o Iron Maiden), non vorrei che tornassimo al ‘vuoto cosmico’ degli anni ’80 e ’90, quando per vedere qualche buon concerto bisognava regolarmente macinare centinaia di chilometri con l’auto.