‘Donne forti in situazioni estreme’ è il refrain dei film in concorso quest’anno alla 65esima Berlinale, tra cui anche Queen of the Desert, il kolossal sulla viaggiatrice, esploratrice e archeologa britannica Gertrude Bell (1858-1926) che sullo schermo ha il volto di Nicole Kidman, nel cast anche Robert Pattinson e James Franco. Il film, che al suo debutto ha diviso la stampa, segna il ritorno alla fiction dopo sei anni di uno dei grandi maestri europei, Werner Herzog, 72 anni – tra i suoi film Fitzcarraldo e Nosferatu, il Principe della Notte.
‘A Gertrude Bell’, ha detto Herzog durante l’affollata conferenza stampa, ‘mi sono avvicinato attraverso le sue lettere e i suoi diari. E ho trovato in lei il Medio Oriente, lo spazio, il deserto, la poesia. È una figura femminile straordinaria e la sua vita interiore, molto simile al deserto, la considero più affascinante degli intrighi politici in cui fu coinvolta’.
Dopo l’apertura superglamour dell’anno scorso con Grand Budapest Hotel (che oggi marcia dritto verso gli Oscar forte delle sue nove nominations), quest’anno l’apertura è stata meno ‘grand’ con Nobody Wants The Night della regista catalana Isabel Coixet. Sorta di western ‘al femminile’, porta sullo schermo la storia di una donna dell’alta società newyorkese, Josephine Peary (Juliette Binoche), che nel 1908 decide di raggiungere il marito, l’esploratore Robert Peary, per condividere con lui il glorioso momento della scoperta del Polo Nord.
L’incontro con una donna inuit, Allaka (interpretata dalla giapponese Rinko Kukuchi), anch’essa legata all’esploratore, modificherà per sempre il suo rigido modo di vedere il mondo e la vita spingendola ad affrontare la fame, il dolore e i propri fantasmi nella lunga notte artica.
Grande assente di questo weekend inaugurale Léa Seydoux, ha ‘disertato’ la prémiere di Journal d’une femme de chambre di Benoit Jacquot che la vede protagonista nei panni della sensuale Célestine perché impegnata a Londra come Bond Girl sul set di Spectre. Paura del confronto con Jeanne Moreau? Di certo la sua è una Célestine più ‘rivoluzionaria, capace di far esplodere da dentro le contraddizioni sociali, una terrorista del sesso’, ha dichiarato in una recente intervista. Ma è anche una donna libera e ribelle, ‘capace di difendersi perché la sua condizione l’ha resa forte. E’ lo specchio della brutalità che la circonda, e non ha altra via che occuparsi di se stessa’.
Cresce intanto sempre di più l’attesa per l’unico titolo italiano del concorso, Vergine Giurata della ‘deb’ Laura Bispuri, a cui tocca l’onore e l’onere di tenere alto il tricolore. Il film, girato tra l’Albania e le città di Bolzano e Merano con il sostegno della BLS Film Fund & Commission, è liberamente ispirato al romanzo omonimo di Elvira Dones, e vede protagonista Alba Rohrwacher nel ruolo di una giovane ribellatasi al Kanun, la legge che regola questa società arcaica, diventando una sorta di uomo: la vergine giurata del titolo.