Chris Holmes (W.A.S.P.) live a Sacile lunedì 4 dicembre

Big Tuna Entertainment & Booking Agency in ESCLUSIVA per l’Italia annuncia il tour della leggenda della chitarra metal: lo straordinario CHRIS HOLMES!

Chris è nei libri di storia del rock per la sua lunga militanza negli storici W.A.S.P. Capolavori immortali come ‘Animal, I wanna be somebody‘ e mille altre portano la sua indelebile traccia. Chris proporrà con il suo gruppo i grandi classici della sua band madre gli W.A.S.P. e alcuni suoi lavori solisti.

Ospiti speciali della tournée:

SISKA (ITA)
La band guidata dal virtuoso Mattia Sisca è probabilmente tra le più ‘internazionali’ del nostro paese: concerti insieme a, tra gli altri, Skid Row, Children Of Bodom, Sonata Arctica, Whitesnake e KISS li hanno consacrati tra le realtà italiane più interessanti.

HARSH (FRA)
Direttamente da Parigi con il loro travolgente glam rock / hard rock, reduci da tour assieme agli Anvil.

Questi i dettagli del tour:

01/12/2023, Borderline Club – Pisa
02/12/2023, Blah Blah – Torino
03/12/2023, Druso – Ranica (BG)
04/12/2023, Tepepa, Sacile (PN)

Evento Facebook:

CHRIS HOLMES(W.A.S.P.) + SISKA + HARSH @TEPEPA (Sacile, PN)

Start: h.21

Free Entry!!!

The Secret, tutti i dettagli dello show di venerdì a Prosecco

Dopo il successo della seconda edizione del festival estivo STONERKRAS FEST, svoltosi nella magica location B’lanc a Prosecco (Trieste) e che ha visto la partecipazione di band locali e internazionali (1000mods, Mondo Generator, Margarita Witch Cult, Doombo e altri), inizia la stagione autunnale targata ROCKET PANDA MANAGEMENT!!!

La crew triestina ha deciso per questa volta di allontanarsi dai classici suoni psichedelici e desertici dello stoner rock e di organizzare una serata all’insegna del black metal.

L’evento si terrà questo venerdì, 22 settembre, nella Casa di cultura, il Kulturni Dom di Prosecco.

Star della serata gli eroi locali THE SECRET, gruppo black metal/grind triestino, icone della scena heavy nostrana, capaci di imporsi anche a livello internazionale nell’arco della carriera iniziata venti anni fa!!!

Il quartetto con Marco Coslovich alla voce, Michael Bertoldini alla chitarra, Christian Musich alla batteria e Lorenzo Gulminelli al basso tornerà su un palco triestino dopo undici lunghi anni dall’ultima apparizione nel capoluogo giuliano. 

La band ha all’attivo quattro album, due dei quali pubblicati con il colosso americano Southern Records.

Definiti dalla prestigiosa webzine statunitense The Pitchfork ‘veloci, furiosi e ostili…’ 

A salire sul palco prima dei The Secret una delle migliori nuove realtà nostrane in ambito death metal, i CLAUSTRUM. Il trio, unito da una ferale passione per le band che hanno inventato il death metal, trae ispirazione dalla fantascienza e dai classici dell’horror. L’album omonimo di debutto, ‘Claustrum’ è uscito il 9 giugno per Unorthodox Emanations, la divisione death metal della storica etichetta milanese Avantgarde.

Ad aprire la serata invece i KRYPTONOMICON, gruppo death/black metal originario di Monfalcone. La band nasce nell’agosto 2019 da un’idea di Stefano Rumich (chitarrista e compositore dei brani). Il loro obiettivo è riproporre il sound tipico delle band estreme degli anni ’80, ispirandosi principalmente a Celtic Frost, Hellhammer, Venom, Sodom e tante altre.

La serata proseguirà con un dj set dedicato.

!!! Apertura porte prevista per le 19.00 !!!

Ingresso 15€

ROCKET PANDA MANAGEMENT

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STONERKRAS FEST

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Instagram https://www.instagram.com/stonerkrasfest/

Robert Plant & Saving Grace Ft. Suzi Dian @Auditorium di Portorose, 24.8.2023

Testo e foto di Matteo Trevisini

Gruppetti di giovani lasciano la spiaggia di Portorose mentre il tramonto comincia a colorare di arancione il mare della baia: il vociare poliglotta dell’amena località turistica slovena si sparge tra i lounge bar della passeggiata lungomare mentre i camerieri passano con i vassoi ricolmi di bicchieri colorati muniti da ombrellini e cannucce e con in mezzo gli inconfondibili boccaloni di birra Laško ghiacciata. 

Dagli speakers installati sotto gli ombrelloni che tentano di regalare un po’ d’ombra ai divanetti esce della musica latinoamericana di dubbia qualità ma di facile presa sulle masse svestite e ciondolanti con gli infradito sporchi ancora di sabbia… solo a pochi metri di distanza, dall’altra parte della strada in un piccolo slargo circondato dalle aiuole, si ferma un’auto blu di grossa cilindrata con i vetri scuri da cui ne esce la figura inconfondibile del ‘ei fu’ dio biondo del rock…la voce del ‘martello degli dei’ umanizzato dalle rughe e dal troppo tempo ormai passato dai gloriosi tempi della mitologia rock che egli stesso ha forgiato a fine anni ’60. Il sorriso però che regala ai fans insieme a qualche selfie e a qualche autografo è quello, inconfondibile e sornione…se quegli occhi potessero parlare ne racconterebbero di storie!

Una volta, parecchi anni fa, un altro colosso dalle corde vocali di adamantio che risponde al nome di Ian Gillan, storico vocalist dei Deep Purple, l’altra pietra angolare dell’hard rock inglese, alla domanda da parte di un giornalista sul perché loro, artisti di successo, continuassero imperterriti, decennio dopo decennio, a portare sul palco le stesse canzoni di quarant’anni prima egli rispose a tono in modo molto onesto, ricordando allo scribacchino che non era proprio una questione di soldi —-visto che il suo culo ne era pieno, e così quello delle prossime generazioni del suo albero genealogico–, ma gli disse che semplicemente era quello che sapeva fare, e lo faceva dalla tenera età di sedici anni e quindi, cosa doveva fare? …rinchiudersi in una delle sue ville nella campagna inglese ad aspettare la morte ricordando i bei tempi andati??? …finché ci sarà un’arena piena di fans dei Deep Purple e la voce terrà decentemente lui sarà sopra ad un palco ad accontentarli. 

Nobile considerazione a cui però il qui presente Robert Plant ha sempre rifiutato di essere accostato, pensando alla sua evoluzione artistica come un percorso senza mai una strada conosciuta o già battuta, e questo fin da quel tragico 25 settembre del 1980 in cui il suo amico fraterno Bonzo Bonham lasciò questa valle di lacrime ritornando anzitempo nel Valhalla, facendo precipitare il dirigibile di piombo definitivamente nelle nebbie del passato.

Fin dai suoi primi album solista si volle discostare dalla musica dei Zep cercando altri percorsi, magari alcuni non propriamente riusciti ma comunque sempre non uguali al progetto precedente, toccando tutto lo spettro di quelle che sono stati i primi amori del Plant giovincello, ovvero il folk, il blues del Delta e la musica popolare mediorientale.

Anche dopo l’ormai storico concerto evento tenuto alla O2 Arena di Londra in cui i tre rimanenti supereroi si ritrovarono a nome Led Zeppelin per un’unica magica serata , il 10 dicembre 2007, in memoria di Ahmet Ertegün, il fondatore della mitica Atlantic Records. 

In quell’occasione Jones, Plant, e Page e con dietro alle pelli il figlio di Bonzo, Jason Bonham, hanno toccato con mano l’hype immenso creato da un evento simile generando una richiesta per i soli 21.000 posti del palazzetto londinese, -che i promoter hanno definito senza precedenti-, con una richiesta finale di oltre 20 milioni di biglietti!!!!!! La reunion andò bene e la band non sfigurò sul palco, pur con tutti gli inevitabili limiti dovuti al passare del tempo.

Le voci di un imminente tour mondiale furono quindi inevitabili spinto con entusiasmo anche dagli stessi Jason Bonham insieme a Page e Jones, ma castrato sul nascere da Mr. Robert Plant, che confermò che quel concerto era stato una one night only e che non sarebbe andato in tour né avrebbe registrato nuovi brani con i Led Zeppelin, preferendo invece andarsi a prendere enormi soddisfazioni grazie alla collaborazione con la cantante Alison Krauss.

Il tour europeo che inizia stasera è una nuova collaborazione di Robert con una voce femminile ed il pubblico presente nello splendido Auditorium di Portorose, nascosto nel verde della collina che sale i tornanti della strada principale (…ma perché diavolo Trieste non può avere un posto così per fare i suoi dannati concerti, perché????).

È tutto esaurito e quindi ci sono poco più di 2000 spettatori, il palco è già pronto e alle otto e mezza puntuali si spengono le luci ed i musicisti entrano sul palco…dietro a loro si staglia l’ombra inconfondibile di Robert che viene stavolta accompagnato dalla brava e dolce Suzi Dian come sua alter ego vocale con l’aiuto della band Saving Grace formata da Oli Jefferson alla batteria, Tony Kelsey al mandolino e chitarre acustiche e Matt Worley al banjo,

Vistisi e piaciutisi all’inizio del 2019, Robert e la band hanno iniziato ad annusarsi in piccoli locali in terra d’Albione e poi con alcune date di supporto ai Fairport Convention. Questi concerti ristretti hanno regalato ai fortunati un repertorio di canzoni che coprono tutto il caleidoscopio delle influenze giovanili di Plant, in particolare la sua eterna passione per il folk, nata quando cantava nelle innumerevoli cover band nei fumosi pub di West Bronwich e dintorni, quando lo mescolava già sapientemente con gli spiritual e il blues tradizionale, tra cui un numero di amati standard dei grandi classici.

Infatti lo show si apre in modo soffuso con ‘Gospel Plow’, un vecchio traditional per poi passare alla cover dei Moby Grape ‘It’s a Beautiful Day Today’ ed un’altra cover, stavolta dei Low, ‘Everybody’s Song’… Robert si rivolge al pubblico rilassato ed in vena di raccontare storie.

Ricorda che questa è la prima data dell’anno per loro e, tra una canzone e l’altra, racconta della scelta di ogni canzone: l’atmosfera è vellutata e quasi rarefatta, il pubblico ascolta in silenzio per poi partire in lunghissimi applausi. Ogni tanto sarebbe quasi una goduria avere in mano una bella fionda e tirare senza pietà a quei babbei bifolchi che tra il pubblico urlano maleducatamente ‘Whole Lotta Love’ oppure ‘Stairway to Heaven’, mentre Robert Plant sul palco sorride ignorandoli e preferendo rivangare gemme seminascoste della musica popolare, del folk e del blues che lo hanno fatto crescere creando anche la genesi dei Led Zeppelin.

‘Satan, Your Kingdom Must Come Down’, dal bel disco solista ‘Dreamland’ d’inizio secolo, per poi la prima gemma tratta dal musichiere del dirigibile con ‘In My Time of Dying’, un’altra cover ‘Too Far From You’ e altre vecchie canzoni popolari come ‘The Cuckoo’, prima della ballata ‘Down to the Sea’ dei primi anni ’90.

La voce di Robert si amalgama alla perfezione con quella di Suzi, creando dei fitti giochi vocali ricchi di pathos, dimostrando al pubblico in visibilio che a 75 anni si può avere ancora una voce trascinante e profonda anche se non potente come una volta… L’auditorium vibra di goduria quando partono le note di ‘The Rain Song’ degli Zeppelin e si continua con la loro ‘Four Sticks’ prima di una bella cover di ‘Chevrolet’ firmata Ed & Lonnie Young, ed una dei Los Lobos, ‘Angel Dance’… la band giustamente riceve gli applausi che si merita! Veramente un concerto emozionante. Il set si conclude con la mitica ‘Gallows Pole’ da ‘Led Zeppelin III’ …da paura!!!

La band saluta e va dietro le scene, si accendono le luci, il pubblico si alza e passano un cinque minuti abbondanti tanto che molti escono proprio in strada…ma a sorpresa, tra lo stupore generale e a luci aperte, riesce in fila indiana tutta la band mettendosi a bordo palco in circolo e cantando a cappella ‘And We Bid You Goodnight’, un vecchio traditional per salutare definitivamente il pubblico di questa sera. Adesso sì che è finita, e sembra di risvegliarsi da un sogno catartico. E dove dovreste stare voi vecchietti…a casa a cazzeggiare???? Su, su, muovete il culo su e giù dal palco finché dio ve lo permette! Amen!

Ville Valo a Lubiana giovedì 11 aprile, Zetra in apertura!

Ville Valo in arrivo a Lubiana! L’ex frontman degli HIM sarà infatti live alla Cvetličarna giovedì 11 aprile per presentare il suo primo album da solista intitolato ‘Neon Noir’ e pubblicato sotto lo pseudonimo VV lo scorso gennaio via Hertagram Records. In apertura ci saranno Zetra, fascinoso duo synth gaze da Londra!

Dirty Skunks Presents:

VV + support Zetra – Cvetličarna

Biglietti in vendita da venerdì 15 settembre su

Moje Karte

On Parole

Blue Öyster Cult @Cvetličarna Media Center, Lubiana, 27.8.2023

Mezza Slovenia -ma anche tanta Austria- hanno sfidato il terribile maltempo di lunedì 28 agosto per vedere i Blue Öyster Cult nella nuova, imponente sala del Cvetličarna Media Center di Lubiana.

Arriviamo a Lubiana sotto una pioggia torrenziale, che dopo essersi sfogata in mattinata sul litorale, nel frattempo si è spostata verso nord inseguendoci fino a destinazione. Nel quartiere di Bezigrad si respira un’aria surreale, neanche un’anima in giro, ed è praticamente a nuoto se per miracolo riusciamo a raggiungere la venue.

All’interno c’è grande attesa per i Blue Öyster che quest’anno tagliano l’importante traguardo dei 50 anni di attività. Un’occasione speciale, resa tale ancor di più dal fatto che la Dirty Skunks è riuscita ad accaparrarseli in un tour esclusivo che, oltre a Lubiana, comprendeva soltanto altre due date, una allo Sweden Rock Festival e l’altra ad un festival nella contea di Nottingham.

Sono le 21 puntuali quando, sotto gli occhi di un parterre ormai gremito, i Blue Öyster attaccano sulle note dei titoli di coda di ‘Blade Runner’ (1982) dell’artista greco Vangelis. E sparano subito due cartucce come ‘The Red &The Black’ e ‘Dr Music’ direttamente dai primi album, caratterizzati dalle iconiche grafiche in stile Escher -in realtà sono opera di Bill Gawlik, autore anche del logo della band- con simboli dell’esoterismo e dell’occulto.

Della formazione storica -nata già nel 1967 a Long Island con il monicker di Soft White Underbelly-, resta il chitarrista Donald Buck Dharma’ Roeser (76 anni), il frontman Eric Bloom (79 anni), a cui ora si affiancano Richie Castellano alla voce, chitarra e tastiere, Danny Miranda al basso e Jules Radino alla batteria. Nel frattempo ci siamo appollaiati nella fighissima gallery -che fa tanto Globe Theatre- e dove si gode davvero una vista spettacolare… toilette open space inclusa!

Certo, resta difficile credere che quelli sul palco, con quell’aria così alla mano e l’outfit da Amici della Bocciofila, siano gli stessi che hanno influenzato band come Maiden e Metallica, e addirittura nutrito gli incubi di scrittori come Stephen King e registi come David Cronenberg.

Su questo gruppo è stato davvero scritto di tutto…cosa si potrebbe aggiungere che non sia già stato detto?? A pensarci bene, forse una cosa c’è: uno dei motivi che mi ha portato ad affrontare la tempesta per vedere i BÖC è che è stata proprio la loro musica a fare da Cupido tra Johanna Sadonis dei Lucifer e Nicke Andersson degli Hellacopters…La bionda Johanna li cita spesso come una delle sue band preferite, e Andersson racconta che proprio ispirandosi a loro ha iniziato a suonare con i Lucifer.

In tutto un’ora e quaranta di concerto, che in scaletta ha visto alternarsi i classici d’ispirazione sci-fi ‘E.T.I.’ e ‘Godzilla’ ai brani più recenti come la ballata aor ‘Tainted Blood’ dall’ultimo ‘The Symbol Remains’ (2020, per concludersi con l’assolone finale di Bloom in apertura a ‘Don’t Fear The Reaper’.

Grande soddisfazione da parte degli organizzatori che hanno così commentato: ‘Bringing back Ljubljana to be a rock capital! I’ve met people from Ireland, people from Sweden, people from Turkey, and people from everywhere in between, coming to see their idols live for what might be one of the last times. Amazing! All the experience was again under the bad influence of the floods, but still it’s a beginning of a new chapter…

Megadeth, Lacuna Coil, Katatonia, Messa @AMA Music Festival, 27.8.2023

Gran finale col botto per l’Ama Music Festival, la cinque giorni di musica che dal 23 al 27 agosto ha portato alle pendici del Monte Grappa, per la precisione in quel di Romano d’Ezzelino (VI), un sacco di nomi dei generi più diversi, da Chemical Brothers agli Articolo 31, da Salmo ai Cypress Hill.

Tiro in porta di questa ottava edizione sono stati però i Megadeth, protagonisti della serata di domenica 27 agosto per quella che è stata l’unica data italiana dell’intenso tour estivo. Spettacolare location della serata, Villa Ca’ Cornaro, o meglio il suo parco secolare, trasformato per l’occasione in un megaraduno open air diviso tra l’area del mercatino artigianale, più defilata, quella centrale della ristorazione con tavoli e stand per tutti i palati- e quella del concerto vero e proprio.

A fare gli onori dei padroni di casa sono i Messa, band padovana ormai stella della scena internazionale grazie ad un’incessante attività live e al sound originale connubio di doom, dark jazz e ambient. La pioggia, che fino a quel momento era rimasta a guardare, forse stregata dalla voce di Sara dei Messa, inizia a scendere in concomitanza con l’arrivo dei Katatonia, band icona del death doom fin dal suo esordio, avvenuto ormai nel lontano 1991. Una performance non proprio memorabile quella degli svedesi, penalizzata dalla resa acustica e dalla line up ridotta a quattro elementi…pazienza, sarà per la prossima volta!

L’attesa per gli headliner inizia a farsi sentire, così come si avverte nel pit ormai affollatissimo di fans giunti appositamente da tutto lo stivale per incontrare i loro idoli. Ad allietare l’attesa ci pensano bene i nostrani Lacuna Coil, altra macchina da guerra since 1994, hanno letteralmente spaccato capitanati da una Cristina Scabbia in stato di grazia.

La cantante milanese -ma di genitori veneti, come ha orgogliosamente sottolineato più volte durante lo show-, si conferma ancora una volta stabile sul gradino più alto del podio di Metal Queen.. e riuscirci a 51 anni senza rischiare di cadere nel ridicolo, o peggio nel volgare, non è sicuramente cosa da poco!

‘Cristina Is A National Treasure‘, a definirla così sarà lo stesso Dave Mustaine dei Megadeth, saliti sul palco poco dopo le 22 sulle note dell’intro di ‘Prince Of Darkness’ seguito da ‘Hangar 18’. Ed è solo la prima di una serie di confidenze rivolte al pubblico da Megadave, dall’acquisto di una casa sulle colline marchigiane -sembra per trasferirsi gradualmente in Italia-, alle prime parole imparate in italiano –‘stronzo’ su tutti-, fino ad augurare ‘Happy Birthday’ con tanto di canzoncina al fortunato tra il pubblico.

E poco importa se l’impianto ha qualche blackout, il fuoco dei Megadeth divampa scacciando anche quelle poche nuvole rimaste, mentre il pit ribolle e gorgoglia come magma incandescente. Momento clou, il duetto con special guest Cristina Scabbia per il classico ‘A Tout Le Monde’ precede il gran finale con le pietre miliari ‘Symphony of Destruction’, ‘Peace Sells’ e ‘Holy Wars’. Con un sold out di oltre seimila persone un bel risultato anche per l’organizzazione, ottenuto senza darsi tutte quelle arie da ‘metal festival’ di cui è difficile fidarsi. Ora non resta che attendere il prossimo anno per scoprire se quella dell’AMA Festival con il metal è stata solo un’avventura estiva oppure….chissà!